Antonello Cuccu
L’imprinting glielo ha dato, tanto tempo fa, Maria Lai: Antonello Cuccu aveva trovato dei pupazzi di Eugenio Tavolara e li aveva comprati senza sapere chi fosse Tavolara. Maria gli fa capire che in essi vi è trasposta l’austerità dei bronzetti sardi. Questa apertura illumina tutta la sua ricerca, dall’architettura alla ceramica, dalla pittura alla scultura. Il linguaggio dei sardi è un linguaggio geometrico: il creato di Cuccu è a tasso altamente geometrico, ma anche altamente poetico. La poesia del dualismo maschile-femminile: la chiamiamo famiglia, per semplificare, ma è una dimensione dell’esistenza fondamentale.
 
Rita Correddu
Una ricerca piena di grazia e sostenibilità, quella di Rita Correddu, che, da Bologna, dove vive, continua ad indagare il ritmo etnico della sua terra d’origine con interventi poco invasivi, talvolta effimeri e destinati a svanire. Una narrazione della Sardegna, la sua, che ricuce dettagli a mondi, i petali di rose di Sant’Efisio all’epos pittorico di Giuseppe Biasi, per esempio. O piccole piantine di viole del pensiero piantate nei buchi dei mattoni di una facciata di una casa, epos del “non finito” architettonico sardo.
 
 
Giovanni Casu
Muove da complessi concetti filosofici, la ricerca di Giovanni Casu, emigrato da San Gavino prima a Parigi poi a Berlino, dove vive e lavora. Il tempo, la materia, la trasformazione dell’opera artistica, la non necessità dell’autore. Concettuale e spiazzante, il legame con la Sardegna, in lui, è il più nascosto, perché l’arte non è riconoscimento ma visione. Vale, allora, la simulazione dell’alba in un’isola greca, Thira, mediante raggi di luce riflessa: tutte le isole felici sono simili fra loro, parafrasando Tolstoj…
 
 
Thierry Konarzewski
Fotografia concettuale, quasi pittura. Vivendo fra Carloforte e Parigi, Thierry Konarzewski ha realizzato nel tempo una mappatura dell’isola di San Pietro mediante i rifiuti, soprattutto di plastica, che arrivano con le mareggiate, scarti in cui ritrova – grazie alla suggestioni che gli arrivano dalla prima infanzia in Africa – immagini riconducibili all’animismo. Il paesaggio delle coste sarde, quindi, non come cartolina turistica ma come riflessione, attraverso i suoi incredibili “volti”, sulla dissennata ricaduta dell’uomo sulla natura.
 
 
Marco Nateri
Regista, scenografo, costumista, librettista e autore. Marco Nateri ha approfondito ricerche su artiste del Novecento sardo, realizzando un lavoro su Edina Altara, “Fragili fogli”, che ambienta in case storiche dove racconta la vita di questa straordinaria donna. Pur vivendo a Spoleto, la Sardegna rappresenta un approdo del suo immaginario, per tutte le storie di creatività che la innervano e che ispirano le messe in scena sia del costumista che del regista Nateri. Un racconto dell’Isola, il suo, rarefatto e mediato sempre da quinte teatrali, reali o immaginarie.
 
Antonio Fogarizzu
La “pattadese” come destino. Ma Antonio Fogarizzu, figlio di famoso coltellinaio di Pattada, è andato oltre. Ha messo a punto una tecnica e una precisione maniacale, al centesimo di millimetro, toccando vette di rigore formale tali da farlo approdare come designer di coltelli-gioiello al mercato americano e australiano, con lame e manici damascati o in damasco mosaico, tecnica preziosa appresa in Florida. Recentemente gli sono stati commissionati due coltelli speciali dalla casa di produzione di Soderbergh per lo sci-fi thriller, Perfect, regia di Eddie Alcazar.
 
 
Josephine Sassu
Josephine Sassu, che del suo vivere a Banari (SS), a contatto con la natura, ha fatto un punto di forza per la sua ricerca, concentra il suo lavoro in un fare manuale di ascendenza squisitamente femminile, nelle declinazioni più tradizionali (cucito, ricamo, biscotti, disegno calligrafico, lavori in cera, ceramica, plastilina) convertite in saperi che veicolano altri, più profondi, significati, oltre quelli della propria evidenza estetica. Con raffinata ironia (cifra, questa, che la caratterizza) Josephine tratta tematiche esistenziali, riguardanti il nostro quotidiano ma anche valori universali.
 
Anna Marceddu
Nota per la sua ricerca fotografica che intreccia, in un'unica, delicata narrazione, libri ambientati in still life, comunità rom e mondo femminile, Anna Marceddu ha recentemente intrapreso un lavoro sul mito del matriarcato in Sardegna. Ha composto una ricca ricognizione di donne anziane, anche centenarie, che si presenta come una galleria di storie prima che di volti, di racconti che trasudano da sguardi. Un "paesaggio umano" sardo, dove le donne hanno rivestito un ruolo ancora da indagare a fondo, intriso com'è di mitizzazioni.
 
Luciano Bonino
Inizia dai primi anni ’70, Luciano Bonino, a ibridare le sue collezioni attingendo al vasto patrimonio vestimentario sardo. Quando ancora non era “di moda” citare plisettature e passamanerie, tessuti al telaio e sgargianti e cangianti cromatismi dei costumi femminili sardi, questo eclettico stilista veste le sue clienti con gonne, camicie, coprispalle che dichiarano, nei tagli e nei dettagli, l’appartenenza alla tradizione. Ogni primo maggio i balconi della sua settecentesca casa atelier sono una tappa per Sant’Efisio, onorato con corbule di ramadura di rose e menta.
 
 
Eugenia Pinna
Il ritmo etnico dei telai di Nule, borgo di forte tradizione tessile, influenzano l’infanzia di Eugenia Pinna, che sceglie poi di approfondire studi di textil design. La cifra dei suoi tappeti è caratterizzata da un rigore compositivo e cromatico che li rende unici, pur essendo ancorati ai motivi tradizionali del suo paese, interpretate con informato gusto contemporaneo. Si avvale della collaborazione di maestre del telaio di Nule e recentemente ha iniziato a colorare naturalmente le lane, inaugurando una nuova stagione di cromie.